FOTOCAMERE

l’evoluzione tecnica fino ai primi del ‘900. Introduzione

Di Alfredo Corrao. Prima pubblicazione in “ImagoRomae”, giugno 2011

#1 Introduzione

La storia della fotografia dei beni culturali coincide con quella della fotografia stessa. L’evoluzione semantica che l’ha pian piano contraddistinta è stata condizionata comunque da quella tecnica.

Per questo motivo una breve rassegna dei diversi tipi di fotocamere che si sono succeduti nei primi decenni a seguire la “scoperta” della fotografia può meglio farci comprendere come fosse arduo ed avventuroso il recarsi in luoghi spesso lontani ed inospitali per documentare le testimonianze del passato. Uomini come Duchamp, Sommer, i fratelli Beato, hanno portato nelle case di tutti le immagini di luoghi prima solo vagheggiati democratizzando così – attraverso un mezzo meccanico e ripetibile – la conoscenza.

Voigtländer Bergheil Deluxe 1925c
Voigtländer Bergheil Deluxe 1925c

Naturale “erede” della camera obscura, la fotocamera – intesa come “contenitore” di materiale fotosensibile – nasce contestualmente all’invenzione di Niépce e Daguerre.

La possibilità di riprodurre una rappresentazione della realtà tramite la luce era stata teorizzata fin dall’antichità, tanto che Aristotele parla nei Problemata della sensibilità alla luce di alcune sostanze come di cosa nota. Nei secoli i principi ottici che sottintendevano alla creazione di un’immagine su di un piano dopo che la luce era passata attraverso un foro prima e un obiettivo poi, si erano sempre più perfezionati.

Dallo studioso arabo Ibn al-Haytham nell’XI sec. a Leonardo da Vinci e Girolamo Cardano nel XVI sec.; da Galileo – che perfeziona le ottiche col suo telescopio – ai pittori del XVII e XVIII secolo, l’evoluzione tecnica è costante ma continua a mancare la possibilità di registrare meccanicamente, e in maniera stabile, quell’immagine.

Questa evoluzione tecnica portò addirittura all’invenzione della fotocamera (nei suoi principi meccanici ed ottici) ben 150 anni prima dell’invenzione della stessa fotografia!

Già nel 1657 Kaspar Schott introduce, infatti, un’importante novità: due cassette scorrevoli, una dentro l’altra, che permettono di variare la distanza fra la lente e il piano su cui si forma l’immagine, e quindi di mettere a fuoco la camera oscura.

Tale invenzione segna la data della nascita della macchina fotografica: per oltre due secoli e più, questa non cambierà in modo sostanziale, tanto più che l’apporto di Johann Heinrich Schulze nel 1676cheebbe l’idea di porre uno specchio inclinato a 45 gradi dentro la camera di Schott per proiettare l’immagine su uno schermo traslucido posto sul lato superiore – fa, di fatto, nascere la reflex.

Nei primi anni dell’800 i procedimenti portati avanti da Nicéphore Niépce, Henry Fox Talbot, Louis Jacques Mandè Daguerre, Louis Hippolyte Bayard di bloccare, fissare, l’immagine su di un supporto iniziano finalmente ad avere successo pur seguendo, ognuno di loro, strade diverse. Tutti, però, usano qualcosa in comune: la camera oscura di Kaspar Schott modificata per accogliere un supporto sensibile al posto del vetro su cui viene proiettata l’immagine.

Continua a leggere: #2 Le fotocamere a cassette scorrevoli